Il gioco è una cosa seria

Detesto il termine “serious game” che da anni ammorba il mondo degli interventi in formazione. Da che mondo è mondo, i “game” sono sempre “serious”, nel senso che anche se non hanno per loro costruzione o obiettivo uno scopo educativo oltre che di intrattenimento, sono attività da prendere seriamente. Provate a giocare a briscola con un amico che conoscete da anni e con cui non avete mai giocato a briscola: immediatamente salteranno fuori importanti aspetti del suo carattere che prima vi sfuggivano. Del resto lo diceva anche Platone (Edito: o chi per esso!):

“Si può scoprire di più di una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.

E Il gioco coinvolge, appassiona, assorbe. Ricordo ancora le litigate furibonde di mia nonna con la vicina di casa che ogni pomeriggio si presentava da lei per la giocata a scopa. Erano siciliane entrambe ma di due parti diverse dell’isola e la scopa pomeridiana era il pretesto per mettere in campo antiche guerre tra campanili.

Ho trascorso il mio weekend a giocare al primo festival italiano del larp e nell’ordine ho interpretato: 1) Una donna che ritrova dei vecchi amici all’ombra di un’esperienza traumatica 2) Un carcerato che sconta la pena per aver sequestrato una persona 3) Una donna omosessuale innamorata della vicina di casa ad una riunione di condominio.

E senza andare troppo nei giochi “psico”, nelle pause, ho anche giocato a “Fantascatti” con un ragazzino, suo padre e il mio compagno, un gioco simpaticissimo di grande abilità percettiva e prontezza di riflessi in cui, inutile dirlo, sono stata stracciata in men che non si dica dal giovane virgulto.

E il mio atomo sociale si è espanso, ho conosciuto persone nuove, nuovi modi di essere e vivere, ho sentito parlare di città di provincia che nemmeno sapevo esistessero. Ho riflettuto sui confini e sulla libertà durante il gioco sul carcere, sulle relazioni umane prima e dopo una conoscenza approfondita durante il gioco del condominio… e devo allenarmi a Fantascatti per avere una degna rivincita!

Mi porto via un bagaglio fondamentale per chi fa il mio lavoro: la conferma che il gioco, di qualsiasi natura esso sia, è una cosa seria. È un attimo che faccia scattare quel meccanismo di creazione di un momento mentale comune tra chi gioca, quello spazio interdipendente alla realtà (perché di essa fa parte) in cui tutte le facoltà umane si incontrano: la parola, il corpo, il movimento, l’emozione, la cognizione, la strategia, l’istinto e il proprio essere persona, globalmente. Si incontrano e creano una collettività.

Giocate di più, tutti.

Letture consigliate:

“Il cervello immaginante, la mente a due dimensioni” di Luciano Peccarisi

“Crescendo giocoso” a cura di Oscar Biffi

“Saggio sul gioco” di Carlo Mongardini

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. luciano ha detto:

    Grazie per la citazione del mio libro. Luciano

    "Mi piace"

    1. Annalisa Corbo ha detto:

      Figurati Luciano è un libro molto interessante.

      "Mi piace"

Lascia un commento