Grazie Irvin, ti ringrazio a due anni dall’uscita del tuo libro perché è da due anni che lo sbocconcello e solo ieri l’ho terminato. Un grazie te lo devo, di cuore: nella tua storia tagliente e spietata c’è stato dentro tutto di uno psicoterapeuta quando è in studio ma anche quando vive il proprio privato: umanità, calore, sospetto, incertezze, desideri sessuali, etica, arroganza, rispetto o elusione delle regole, fascinazione per il denaro, calore, forza, redenzione, altezzosa sfiducia nelle metodologie lontane dalle proprie certezze, desiderio di scoperta, voglia di aiutare, autorivelazione, piccole grandi bassezze umane e un grande, immenso amore per la persona. In questa storia di pagina in pagina sempre più avvincente, mi sono sentita rispettata in quanto terapeuta-essere umano, fedele a un approccio squisitamente fenomenologico e profondamente convinta che ogni mio paziente è diverso e il mondo che crea dentro di me necessita di strumenti di anima e di verità e di cuore di volta in volta nuovi, talvolta destabilizzanti.
Chiudo l’ultima pagina del tuo libro con la sensazione di una grande, infinita fiducia nell’ascolto, nella psicoterapia, la legittimazione di un grande psichiatra per le ricadute terapeutiche di tutto ciò che non necessariamente è psicoterapia e la celebrazione del confronto e la fiducia tra colleghi.
Grazie.
“Sono sempre pronto per la verità”
(Irvin D. Yalow, “Sul lettino di Freud” 2015 Neri Pozza Editore, Vicenza)